Thunnus South, 1845 è un genere della famiglia Scombridae che raggruppa 8 specie di grandi pesci pelagici predatori, conosciuti comunemente come tonni.
Descrizione
Adattati al nuoto veloce hanno un corpo ovaloide allungato ed idrodinamico, piuttosto compresso ai fianchi. La pinna dorsale e quella anale sono alte e robuste, posizionate nella seconda metà del corpo. Le pettorali sono potenti, le anali sono piccole. Dopo la pinna dorsale e quella anale sono presenti alcune pinnette stabilizzatrici (circa 7-10 per parte). La livrea è grigio argentea, con riflessi blu o neri. Le dimensioni sono elevate: si va da circa 1 m del Thunnus atlanticus ai 4.5 m del Thunnus thynnus. Alcune specie sono a "sangue caldo", caratteristica rara tra i pesci.
Pesca
Già gli antichi praticavano su larga scala la pesca del tonno, soprattutto a Gibilterra e nell'Ellesponto. In Sicilia era praticata lungo le coste del trapanese. La tecnica di pesca varia a seconda del luogo e della stagione.
Specie
Thunnus alalunga
Thunnus albacares (tonno pinna gialla o yellowfin)
Thunnus atlanticus
Thunnus maccoyii
Thunnus obesus
Thunnus orientalis
Thunnus thynnus (tonno rosso o bluefin)
Thunnus tonggol

Altri tonni
Oltre alle specie appartenenti a questo genere vengono comunemente chiamate tonno anche queste specie:
Katsuwonus pelamis
Allothunnus fallai
Auxis rochei rochei
Auxis thazard thazard
Euthynnus affinis
Euthynnus alletteratus
Gasterochisma melampus
Gymnosarda unicolor

Uso alimentare
Le varie parti del tonno (ventresca, filetti, bottarga, mosciame, lattume, cuore, buzzonaglia) vengono utilizzate per la preparazione di piatti che ne prevedono l'uso crudo, come nel sushi o nelsashimi, e cotto. Infine il tonno viene conservato, sott'olio o al naturale (in acqua salata), generalmente confezionato in scatolette metalliche o vasetti di vetro. Spesso la composizione di tali vasetti o scatolette comprende anche altre tipologie di pescato, tra cui delfini. Normalmente in Italia i tonni maggiormente commercializzati sono il tonno pinna gialla (yellowfin), che è una specie oceanica molto diffusa e per questo di prezzo in genere più basso, e il tonno rosso (bluefin), tipico del Mediterraneo ma in via di estinzione. Il consumo di tonno contaminato da batteri senza alterazioni organolettiche può dare origine alla cosiddetta sindrome sgombroide (HFP, histamine fish poisoning), una reazione gastro-enterica con sintomi simil-allergici che insorgono da 10 minuti a qualche ora dall'ingestione dell'alimento contaminato (in media dopo 90 minuti), riconducibili all'istamina (una sostanza che stimola l'infiammazione) in esso contenuta. I sintomi si risolvono spontaneamente nell'arco di qualche ora e possono durare fino a 48 ore. Raramente si hanno quadri sintomatici gravi.[2] Insieme ad altri predatori in testa alla catena alimentare come pescespada e verdesca, è uno dei pesci con i più alti livelli di mercurio. I tempi di digestione medi sono tra le 5 e 6 ore per il tonno sott'olio crudo.
Altri impieghi
Due professori italiani (Roberto Parravicini e Alessandro Verona) hanno dimostrato che è possibile ricavare valvole cardiache di origine biologica dallo stroma corneale del tonno.[3]
Estinzione
Parallelamente al largo e crescente utilizzo del tonno nella cucina giapponese, limitatamente alla specie del tonno rosso si è cominciato a parlare di rischio elevato di estinzione. Tuttavia, circa l'esposizione al rischio di estinzione di questa specie, le opinioni divergono: ad esempio, nel marzo del 2010 l'assemblea della CITES ha respinto la proposta del Principato di Monaco (appoggiata dalla UE) di sospendere l'esportazione della specie dal Mediterraneo e dall'Oceano Atlantico (68 voti, contro 20 favorevoli e 30 astenuti); secondo l'assemblea, infatti, il rischio di estinzione della specie Thunnus thynnus non sussiste[4].